Mettiamo un week end nelle Langhe. D’autunno.
In un inizio novembre di cielo azzurro azzurro ed estate di San Martino.
Un’annata molto interessante per il tartufo (un caldo intenso fino a fine agosto che ha ritardato la stagione ma delle piogge provvidenziali a settembre che hanno preparato bene la raccolta iniziata ad ottobre) e un 2015 che verrà ricordato anche per la fortunata vendemmia.
Obiettivo: perdersi tra le colline colorate d’autunno e mangiare e bere bene (cosa abbastanza facile, qui, in questo pezzo di Piemonte che conquista sia per paesaggi che per l’enogastronomia).
E un desiderio conservato da lungo tempo, ancora non realizzato, da realizzare (e spuntare dalla ‘wish list’): mangiare alla Ciau del Tornavento, la stella Michelen di Treiso, piccolo paese a poche curve e vigne da Barbaresco (e poter visitare la loro famosa cantina -si dice la 5° in assoluto al mondo-).
Quindi eccoci qui…
L’ambiente e’ ampio e di gran respiro con una sala principale piena di luce che affaccia su una meravigliosa terrazza panoramica che domina la Valle e i vigneti della frazione di Treiso.
In sala si riescono a contare più di cento coperti, che come definisce bene Alessandro Pellegri nel suo blog ‘passione gourmet’ rappresenta “un numero indubbiamente ambizioso, con il risultato che la linea di cucina, raccontata da una carta molto ampia, dona l’impressione di essere rivolta più a una prudenziale ‘marcia senza danni’ che non a una vera e propria ricerca di emozione, caratterizzata sì dall’assenza di particolari acuti ma indubbiamente assestata su un’ottima media. Una Signora cucina di conforto potremmo definirla, attenta a far star bene prima che a stupire, caratterizzata soprattutto da finezza e leggerezza, anche nelle preparazioni più tradizionali.”
Una definizione perfetta che descrive una cucina semplice (vedi: senza particolari fronzoli e orpelli) ed estremamente elegante che conquista per raffinatezza e prodotto, quasi rigorosa, più che emozionare, per l’appunto, per scoperta e creativita’. Un servizio professionale ma mai troppo affettato per una clientela per lo piu internazionale e variegata.
Il menu e’ equilibrato tra carne e pesce con delle proposte di degustazione che rispecchiano la tradizione Piemontese con l’immancabile proposta di una carta dedicata al Tartufo Bianco, che considerando la Stella, e’ proposta ad un prezzo onesto e allineato alla quotazione del Tartufo e a molti altri ristoranti non stellati della zona.
Menzione a parte le carte dei vini, letteralmente due enormi tomi (uno per i Rossi e uno per i Bianchi) che fanno illuminare gli occhi e risultano quasi imbarazzanti da consultare per l’incredibile offerta di vini da tutto il mondo (con una selezione di Barolo incredibile e un occhio di riguardo alle bollicine d’Oltralpe).






La cantina, scavata nel tufo della collina conserva più di 60.000 bottiglie di 450 produttori per un totale di circa 1800 etichette da tutto il mondo, proponendo così una carta dei vini tra le più complete d’Italia (e d’Europa e da qualche parte si legge che questa sia la Quinta cantina al mondo!)
Un vero tempio/cassaforte del vino, frutto di un patrimonio enologico accumulato in anni di degustazione e ricerca delle migliori etichette al mondo. A condurre questo lavoro lungo e meticoloso i gestori del ristorante, Maurilio Garola, Nadia Benech, Cecilia Monte e Marco Lombardo che hanno inaugurato a settembre 2015 l’ampliamento della cantina (visitabile al pubblico su richiesta).
Entrando in cantina ecco cosa i miei occhi e la mia memoria registrano…
Un occhio di riguardo è stato riservato al territorio di casa, quello delle Langhe, di cui la cantina raccoglie un’ampissima selezione (una buona meta’ della collezione è costituita da Barolo e Barbaresco).
Non mancano i grandi chateaux francesi, che rappresentano il 10% del totale, (piu’ di una parete intera dedicate al Sauternes tra cui campeggiano delle Nabucodonosor -15 litri- e un’altra sezione di soli Dom Perignon) né le più prestigiose etichette provenienti dai Paesi d’oltreoceano, come Argentina, Australia, California, Cile e Uruguay.
Oltre le strepitose etichette la cantina della Ciau ospita due veri e propri scrigni di affinamento in cui sono custodite le migliori produzioni artigianali di formaggi piemontesi e salumi italiani selezionati dai territori più vocati.
Una sala dedicata ai grandi formati, collezioni di Sassicaia che saltano velocemente all’occhio, introvabili vintage tra cui un Barolo del 1934 e un caveux in cui si prova timore reverenziale nell’entrare.
Per qualunque appassionato di vino “il Paese dei Balocchi”, letteralmente.
Per un’esperienza completa si puo’ dormire nella Locanda del Tornavento. Poche camere, semplici ed eleganti in sintonia con lo stile della cucina, li dove c’era l’ufficio postale del Paese. I rintocchi del campanile di Treiso a scandire il tempo che qui scorre placido e un terrazzino che affaccia sulle sinuose colline colorate d’autunno.
E per la serie ‘scene di ordinaria colazione mattutina’, mentre tu ti risvegli con caffè e brioche e spremuta d’arancia, può succedere di ritrovarsi a chiacchierare con i vicini di stanza (londinese di origine asiatica lei e russo parlante italiano lui) che alle 9:30 pasteggiano placidi a tagliolini e tartufo bianco d’Alba e immancabile bicchiere di Barolo…d’altronde siamo pur sempre nelle Langhe!
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