Riflessioni ai tempi del Covid-19: come il cambiamento fosse già dentro di noi, in attesa di sbocciare (e doveva arrivare un virus a ricordarcelo)
Ieri sera, dopo l’ennesimo TG, ormai costante sottofondo alle nostra forzata vita domestica, ecco il Meteo: “sabato nuvoloso sulle pianure del Nord e una domenica soleggiata con temperature in rialzo, primaverili”.
Io avevo da poco terminato l’ennesima Skype call della giornata, l’acqua della pasta stava bollendo, Paolo era ancora intento sui sui file Excel e Nicolò in un rarissimo momento di tranquillità, era dentro il suo box a giocare con un joystick luminoso e cantilenante.
Ho pensato, in questi tempi di Covid-19 e di impossibilità ad uscire di casa se non per gli ormai noti “motivi di necessità”, che potrebbe anche piovere tutti i giorni, tutto il giorno o anche nevicare in questo marzo pazzo e poco la cosa ci sconvolgerebbe.
Ma d’altronde, parafrasando e cambiando il verbo, all’ormai virale, meravigliosa poesia di Irene Vella, la primavera se ne frega e va avanti per la sua strada, nonostante tutto.
Tanto a sconvolgere i nostri piani ci ha pensato qualcosa di ben più grande di noi: il Covid-19 che superando limiti e confini geografici, dopo essere stato in un primo momento sottovalutato e aver generato il panico, ci ha straniato nella confusione più totale, per arrivare a mettere in discussione le nostre consolidate routine e le nostre vite.
I viaggi programmati a breve termine sono saltati, le feste di compleanno sono state rimandate a data da destinarsi, si sono interrotte le cene e gli incontri con gli amici, i confini geografici si sono fatti stretti e si sono alzate cortine di ferro invisibili che ci hanno isolato fisicamente dalle nostre famiglie e dai nostri cari impedendoci di muoverci in libertà. Una libertà che ci sembrava scontata.
Sono saltati lavori e progetti.
Persone vicine e lontane si sono ammalate.
Abbiamo perso la bussola e l’orientamento.
Che e’ quello che succede prima di un cambiamento. Si rompono degli schemi e degli equilibri. Si naviga a vista per un po’. Si sta come in un limbo dove il passato, ormai, ha regole che non hanno un senso e il futuro è indefinito e non si riesce ancora ad immaginare.
Così si adottano nuovi comportamenti e ci si ingegnia per ricrearsi degli spazi e delle nuove abitudini, punti di riferimento a cui ancorarsi.
Mai come in questo periodo sento un’energia creativa diffusa che sta contaminando un po’ tutti. Ci si confronta, si comunica e si condividono idee più di quanto non si sia mai fatto seduti alla stessa scrivania.
Mai come in questo momento, pur nella distanza sociale e nell’isolamento forzato si e’ riusciti a costruire un così forte senso di comunità.
E sembra per altro che questo Covid-19 non abbia fatto altro che accelerare tutto d’un tratto i tempi di un cambiamento nelle nostre vite che era già lì latente ma non trovava modo e spazio per uscire allo scoperto.
E’ arrivato, come spesso accade, qualcosa al di fuori di noi, più grande di noi e non controllabile nell’immediato a farci fare quel passo verso la trasformazione che esitavamo a fare (e a tale proposito vi invito a leggere un’altra bellissima riflessione della psicologa Francesca Morelli, rimbalzata su diversi Social nei giorni scorsi).
Che si chiami Smart Working, dare spazio ai propri sogni e interessi, stare di più con la propria famiglia e dedicare il proprio tempo ai figli o connettersi con amici e persone a cui non riuscivamo a dedicare del tempo, poco importa.
C’era da tempo un fermento di sottofondo, un’energia che voleva liberarsi e che ora, paradossalmente, in un momento così difficile e drammatico, sta sbocciando.
Come la primavera…che se ne frega del Covid-19.
Ritorneremo a viaggiare, ritorneremo ad abbracciarci, ad incontrarci, a muoverci, a correre liberi, a Vivere. E lo faremo, mi auguro, dopo questo periodo di pausa forzata, con uno spirito nuovo. Con rispetto. Per noi stessi e per gli altri.
E per il mondo che abitiamo. Che sta provando in ogni modo a dircelo, di cambiare rotta…
@Viaggidiritorno 2020. Tutti i diritti riservati