La Cambogia doveva essere una tappa di passaggio, tra il lusso e l’ordine di Singapore e il verde e le risaie di Bali.
Ma poi, capita di perdere il passaporto.
E succede proprio mentre sei a Siem Reap. E quindi i piani cambiano ‘leggermente’ e ti ‘tocca’ rimanere lì qualche giorno in più. E se non fosse che perdi giorni preziosi a Bali, il posto che ami alla follia, e dove non vedi l’ora di ritornare, lo considereresti anche una manna dal cielo…
Sopratutto riflettendo che, inizialmente, questo viaggio, doveva essere concentrato proprio in Cambogia e in Thailandia del Nord (ma poi come in ogni rapporto di coppia, felice, bisogna trovare dei compromessi, e sono scesa a mediazione con Paolo che aveva messo alcune condizioni imprescindibili al viaggio: passare per Singapore e andare a Bali).
Quando quindi, poco prima di prendere l’aereo che ci avrebbe dovuti portare nell’isola degli Dei, alle h 5 del mattino, nella nostra camera del Golden Temple Hotel, a Siem Reap, mi sono accorta che il mio fedele passaporto non era lì, nella tasca, dove ero sicurissima di averlo lasciato, la mia reazione, inizialmente di panico si è velocemente trasformata in una calma zen che non pensavo neanch’io di possedere. Saranno stati i templi buddisti e le benedizioni dei monaci o semplicemente la nuova consapevolezza spirituale maturata nei giorni precedenti…Fatto sta che molto rapidamente la mia testa era riuscita ad elaborare due piani: piano A – ritroviamo il passaporto per miracolo – , il nostro viaggio continuerà magari con qualche piccolo intoppo sanabile, piano B – il passaporto non si trova – vorrà dire che ci godremo qualche giorno in più in Cambogia…e magari dovremo andare a Phnom Phen, all’ambasciata…e potremo visitare i Killing Fields…e arrivarci attraversando il Tonle Sap in barca (praticamente facendo l’itinerario che un anno fa, in origine, avevo pensato…). E vedevo il piano B come il destino che trovava la sua strada. In un modo molto più avventuroso e ingegnoso rispetto al prenotare tranquillamente da casa il viaggio come doveva essere prima di scontrarsi con la mediazione di coppia…
Peccato che poi la realtà ci portava ad un Piano C ben diverso, constatando che non essendoci neppure un consolato italiano nella capitale cambogiana, l’alternativa sarebbe stata contattare l’ambasciata italiana a Bangkok, raggiungere la capitale della Thailandia in qualche astruso modo (e qui Paolo non mi avrebbe mai perdonato…) e rientrare poi mesti in Italia.
Bene. Per fortuna i miracoli succedono. E succedono, pare, soppratutto in Cambogia (dato che non sono l’unica a quanto pare ad essere finita nel ‘Wall of Miracle”della polizia turistica di Siem Reap, con foto ricordo assieme all’ufficiale di turno che si è messo la divisa apposta per farsi immortalare con me, nell’atto di riconsegna del mio amato passaporto).
Tutto questo mi ha fatto capire che il popolo cambogiano è splendido e molto rispettoso. Che la criminalità qui è praticamente assente. E proprio dove c’è così tanta povertà, la gente se trova un portafoglio per strada con documenti e 1.000 $ in contanti, porta tutto alla polizia (non come accadrebbe in Italia che i soldi se li sarebbero intascati e i documenti avrebbero fatto una fine infelice nel primo bidone dell’immondizia utile)
Cambogia ti ho amata ancora di più.
Insomma…trovato dopo svariate peripezie il passaporto, riprenotiamo un volo per Bali con un giorno in ritardo e ci godiamo ancora per 24 h Siem Reap.
Tutta questa digressione per dirvi…se avete dubbi che la Cambogia possa essere la meta giusta per il viaggio che state pianificando…scioglieteli subito. Programmate. Vedetela tutta. Pianificate e partite.
E la Cambogia, ragazzi, è veramente sorprendente.
Qui ci sono i nostri 3 giorni + 1 nella zona di Angkor…
#Volo
Jetstar Asia da Singapore (diretto Siem Reap in circa due h e mezza)
#Visto
Noi abbiamo fatto il visto direttamente al nostro arrivo in aeroporto. 30 $ a testa, una fototessera che avevamo già pronta dall’Italia (non ne chiedono due ma solo una, per precisione di informazioni…io avevo letto un po’ ovunque che erano due ed ero andata apposta a rifare le fototessere perché ne avevo solo una…cosa che si è rivelata poi inutile), 5 minuti di attesa in tutto. Fate solo attenzione quando arrivate di andare a prendere l’apposito modulo da compilare per la richiesta, prima di mettervi in fila. In aereo vi danno solo il foglio da compilare per la dogana.
E poi Siem Reap ti accoglie così…un traffico allucinante, strade sterrate di terra rossa e fango, migliaia di motorini e un caos vitale che ti assorbe e in un modo tutto suo ti conquista…
#Hotel
Prenotato con un certo anticipo tramite booking.com con cancellazione gratuita. La nostra scelta è ricaduta sul Golden Temple Hotel. E non potevamo fare scelta migliore. Siem Reap è una piccola cittadina con un elevato sviluppo turistico e alberghi, guesthouse e resort per tutti i gusti e tutte le tasche. Molto frequentata dai backpakers per il basso costo della vita pullula in particolar modo di ostelli. Noi cercavamo una sistemazione economica ma che ci potesse garantire un certo standard di servizi e le aspettative sono state più che soddisfatte. In generale troverete ovunque molta cordialità, un’ospitalità unica, grande rispetto per il turista e l’ospite in generale (il business del turismo è uno dei principali motori dello sviluppo dopo la guerra e tutti sembrano esserne consapevoli). La sensazione è che tutti cerchino di farti sentire a casa e i tuoi desideri vengono soddisfatti ancora prima di essere espressi.
Considerando il clima (35/38 gradi quasi costanti sia di giorno che di notte e un’umidità sopra l’80% – diciamo che quando si è in giro per le escursioni nei templi si è perennemente “in acqua”) consiglio comunque di prendere in considerazione un albergo con piscina per ristorarsi al rientro dai templi.
Il nostro hotel era ubicato in una zona perfetta. 5 minuti a piedi da Pub Street (l’area dei locali e dei pub dove si concentra la “movida” notturna) ma un po’ defilata dal caos del traffico e della zona centrale e molto comoda anche per la strada che poi porta direttamente ad Angkor e alla zona dei templi (20 minuti circa in tuk tuk).
Nella nostra tariffa di circa 25 € a notte a testa (fascia medio – alta per gli hotel in Cambogia ma sicuramente super vantaggiosa per noi) oltre alla colazione a buffet (che non lasciava veramente nulla al caso e va incontro ai gusti di tutti), avevamo incluso il transfer da e per l’aeroporto, cocktail di benvenuto, una cena khmer di 4 portate nel ristorante dell’hotel (dove abbiamo poi mangiato anche un’altra sera visti i prezzi e l’ottima qualità della cucina), due massaggi full body (e anche qui…considerando la bravura delle massaggiatrici e la qualità della Spa, oltre che i prezzi per noi ridicoli per i massaggi, abbiamo fatto ogni giorno un foot massage al rientro dalle escursioni), un pic – nic lunch da asporto per le visite ai templi e cocktail/aperitivi gratuiti in piscina dalle 14 alle 17 e poi dalle 18 alle 19 nella terrazza panoramica dell’hotel.
Camere spaziose e arredate in stile Khmer e persone eccezionali pronte a rendere il soggiorno fantastico.
#Tuk Tuk
Prima della partenza, via mail, ho pianificato direttamente con l’Hotel i 3 giorni a Siem Reap richiedendo i costi di un loro driver e cercando già di ottimizzare i giorni e le cose da vedere.Il costo complessivo del tuk tuk per 4 giorni (un giorno praticamente ce l’hanno regalato per il disagio di aver perso il passaporto) è stato di 60 $ con un driver a disposizione tutto il giorno che parlava inglese e con cui è stato utile e piacevole confrontarsi riguardo la loro vita quotidiana, che ci ha regalato aneddoti sui posti che visitavamo e che ci ha raccontato come ha vissuto lui la guerra quando era ancora un bambino.
In generale i costi di un tuk tuk possono variare dai 10 ai 20 $ (sicuramente tramite l’Hotel si spende di più) per la giornata intera (la differenza la fa trovare qualcuno che parli veramente l’inglese…non è semplice a volte capirli, hanno un inglese tutto loro).
#Entrata ai templi
Il costo per un giorno è di 20 $ e per due e tre giorni è di 40 $ (il terzo giorno è praticamente regalato). Da fare in loco in quanto fanno un biglietto personalizzato con foto di riconoscimento. Se fate i biglietti nel tardo pomeriggio/sera e partono dal giorno dopo avete comunque la possibilità di accedere alla zona per il tramonto del giorno stesso. Ci sono diversi punti di controllo sparsi nella zona dei templi sia prima di accedere alla zona sia all’ingresso dei templi stessi.
Ecco…Tenete in considerazione che non c’è solo l’Angkor Wat e che tutta la zona è veramente vastissima. Ho letto da qualche parte che si può girare in bicicletta e mi sento di sconsigliare questa soluzione. Abbiamo visto qualche poveretto arrancare in bici prossimo allo svenimento…sia per il caldo ma sopratutto per le distanze.. Noi in tuk tuk ci abbiamo messo circa un’h per raggiungere sia la zona di Roulos che il Bantey Srei…Anche Angkor stesso dista 20 minuti di tuk tuk da Siem Reap centro.
La maggioranza dei templi più noti e visitati è concentrata in un’area di circa 15 km per 6,5 km a nord di Siem Reap, ma l’area totale definibile come Angkor è molto più vasta. Il “parco archeologico di Angkor”, istituito per decreto reale nel 1994, si estende su 400 km²!
Fate quindi voi le vostre valutazioni…
#Tour templi (e non solo) in 3 giorni
Premessa: se avete due o tre giorni a disposizione cercate di avere pazienza e lasciate l’Angkor Wat per ultimo…tutto il resto avrà quindi un suo senso e sarà un crescendo di sorpresa e stupore. Al contrario potreste correre il rischio di non apprezzare alcuni templi, che al confronto con l’Angkor Wat potrebbero sembrare veramente poca cosa.
Angkor è il sito archeologico più importante della Cambogia ed uno dei più importanti del Sud Est Asiatico. Nel periodo compreso fra il IX il XV secolo ospitò la capitale dell’Impero Khmer, di cui fu il centro religioso e politico.
DIGRESSIONE*
Angkor non è solo un insieme di straordinarie rovine nel groviglio della giungla, interrotti dal verde splendente delle risaie, è il simbolo stesso della Cambogia. Il cuore dell’Impero Khmer, che per oltre 500 anni fu una delle più grandi potenze del sud-est asiatico. Una città che arrivò ad avere una popolazione di un milione di abitanti quando Londra, per esempio, ancora non contava 50000 cittadini. Nell’età dell’oro, furono i suoi sovrani a dominare gran parte dell’area. Una dinastia di imperatori che si susseguivano, facendo a gara per costruire templi sempre più maestosi e imponenti. Così arrivarono a creare quell’El Dorado asiatica (o quell’Atlantide perduta) che oggi ci appare come un miraggio nel mezzo della giungla. C’è qualcosa di magico e irreale nella visione di queste imponenti costruzioni nel verde della natura che si è ripresa nel tempo il suo spazio e ha mangiato nella sua selvaggia e incontrollabile crescita i templi e quello che è rimasto di essi. Chiunque, qui, tra queste rovine, si sente trasportato in un’altra dimensione e in un altro tempo. Esploratori e spettatori della storia e della sua evoluzione.
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1° giorno
Roluos Group: Preah Ko, Bakong e Lolei
Preah Khan, Neak Poan e tramonto al Preah Rup











2° giorno
Banteay Srei, Banteay Samre, Ta Prohm, Angkor Thom










3° giorno
Alba all’Angkor Wat e Kompong Pluk
Sveglia alle 4 per non perdersi l’alba (h 5:45 del mattino) davanti al monumento religioso più grande al mondo insieme ad una moltitudine silenziosa di persone che in processione e con delle mini torce cercano di accaparrarsi la visuale migliore (mio consiglio, tenetevi sulla vostra destra e mettetevi in prossimità del laghetto con i fiori di loto, in cui vedrete, man mano che il sole sorge, specchiarsi l’Angkor Wat in tutta la sua imponenza.) Un’esperienza imperdibile che vale di per sè tutto il viaggio.
Ma la vera sorpresa di questa giornata è il villaggio galleggiante di Kompong Pluk e il tragitto che si deve percorrere per raggiungerlo, che già di per sè rappresenta un’esperienza incredibile considerando che si attraversano per un’h di tuk tuk campagne e villaggi e si ha modo di vedere scorrere lungo la strada la vera Cambogia.
Quando arriverete alla biglietteria principale per raggiungere il villaggio, fate negoziare sul prezzo il vostro tuk tuk driver (riuscirà sicuramente a spuntare qualche dollaro in meno rispetto alle tariffe per turisti – noi in due abbiamo speso 22 $ – ). Vi troverete poi catapultati in una vera e propria avventura di viaggio, ignari di dove e come ci arriverete e circondati da persone che non parlano una parola di inglese. Per noi è stato incredibile pensare di essere riusciti in qualche modo ad arrivare e poi tornare indietro (ed era stupito anche il nostro tuk tuk driver che fosse filato tutto liscio…). Per raggiungere il villaggio nell’ordine vi troverete a prendere: 1. una barca piccola con cui navigherete per circa 5 minuti lungo una fogna a cielo aperto, da cui scenderete per salire 2. in uno scooter guidato da un padre con figlioletto al seguito, che vi farà cenno di salire a bordo – tragitto in 4 su uno scooter di circa 10 minuti su strada sterrata in mezzo al nulla -, fino ad arrivare ad uno spiazzo in cui troverete un uomo con un libro mastro contabile, circondato da una ventina di ragazzini, che vi affiderà un numero a cui corrisponde uno dei ragazzi con relativa 3. barca grande che vi porterà a destinazione…o quasi…in 15 minuti si arriverà a costeggiare il villaggio galleggiante, per superarlo e arrivare ad una foresta di mangrovie dove cercheranno di farvi fare un giro su una barchina guidata da una signora per 20 $ (noi lo abbiamo evitato…abbiamo trovato la cosa e le modalità con cui ce l’hanno proposto poco felici ed eccessivamente ‘turistiche’ ed abbiamo preferito chiedere di portarci a fare un giro a piedi dentro il villaggio e fare delle donazioni alle scuole locali).
Prima di tornare verso il villaggio si arriva fino al Lago…una distesa d’acqua fangosa che in questa stagione raggiunge la lunghezza e la larghezza di 120 per 40 km.
Il villaggio invece è attraversabile a piedi (durante la stagione delle alluvioni, a dicembre la via principale si allaga tutta e l’altezza del fiume raggiunge le porte delle case sulle palafitte).
E’ incredibile vedere come vivono questi pescatori. Un’esperienza molto forte che inevitabilmente ti tocca nel profondo e in qualche modo ti fa vedere le cose in modo diverso e ti cambia. Sono immagini, quelle che ho visto lì, che rimarranno per sempre impresse nella mia mente e nel mio cuore.
#Food & Drink
In Cambogia si mangia da Dio…abbiamo adorato la cucina Khmer. Si può mangiare veramente con poco (da 1$ ai 15$ a persona per una cena da ristorante di livello).
Ingrediente tipico della cucina cambogiana è, come un po’ in tutto il Sud Est Asiatico, il riso, presente in circa un centinaio di varianti diverse (noi abbiamo visto imperare il riso gelsomino e il riso scuro).
Altro ingrediente tipico della cucina Khmer è il prahok. Si tratta di una salsa di pesce fermentata, pungente e dal sapore inconfondibile usata in molti piatti a base di carne e pesce. Quando ho letto di cosa si trattava ho provato una naturale repulsione che però è stata velocemente bypassata dal sapore fantastico che caratterizza i piatti in cui viene utilizzata questa salsa (vi posso assicurare che il mio stomaco non ha avuto problemi di alcun tipo). Largo uso di spezie tra cui il cardamomo e un curry sublime, molto diverso rispetto a quello dei paesi confinanti e non spicy come abbiamo poi trovato invece a Bali. Qui abbiamo fatto scorpacciata di piatti a base di curry (eccezionali e ancora nella memoria gustativa!).
Vi è poi la frutta tra cui l’immancabile durian, il mangosteen e la sapodilla. In Cambogia i carretti che vendono frutta, frullati e succhi sono ovunque, con le loro banane, i manghi ed il rambutan e i baby coconut (buonissimi e super rinfrescanti).
Il loro piatto tipico è l’amok, filetto di pesce cotto al vapore in foglie di banano , accompagnato da polvere e latte di cocco e spezie. Ci sono anche alcune versioni di carne, anche se il loro pesce (di lago) è veramente ottimo.
Altro piatto tipico è lok lak, una specie di spezzatino di manzo cotto con cipolle rosse, lime e spezie.
In una strada più defilata vicina a Pub Street, locale particolarmente affollato e ricercato sopratutto dai turisti (bisogna assolutamente prenotare per riuscire ad avere un tavolo!) con una cucina locale a bassissimo prezzo, molto buona e carne austrialiana (a prezzi europei). Quello che colpisce è sicuramente la storia di questo ristorante, gestito da un’australiano e dalla figlia, che dopo un viaggio in Cambogia, terra particolarmente amata dalla moglie, appassionata insegnante e volontaria, morta prematuramente di cancro, decidono di trasferirsi qui ed aprire questo locale con un fine filantropico (il 10% dei ricavi viene infatti dato ai dipendenti, tutti ragazzi e ragazze del posto, strappati alla povertà e alla strada).
Se avete voglia di qualcosa di diverso rispetto al cibo Khmer questo può essere il posto giusto per voi. Il miglior burger in Town! (Paolo è sempre quello che si mette alla ricerca del Burger perfetto e ha decretato questo, come uno dei best hamburger mai mangiati…in realtà).
Non aspettatevi il classico Hamburger. Qualche incursione asiatica deve pur esserci…Il pane è un pane tipico cambogiano (buonissimo!!!!) da gustare con ampie variazioni dalle più classiche alle più esotiche con salse eccezionali! Buoni cocktail, ottimo servizio e ve la cavate con 7$ a testa, compreso il dessert.
@Khmer Touch Cousine
Un vero e proprio ristorante di alto livello. Ambiente particolarmente curato e più formale rispetto alla media dei locali che potete trovare vicino a Pub Street. Uno dei migliori servizi di sempre. Il personale è attentissimo, molto professionale senza eccessivi salamelecchi ma contraddistinto dalla tipica cordialità e gentilezza del popolo cambogiano. Cucina a vista: velocità e qualità. Atmsofera veramente piacevole e cibo ottimo. Il miglior pollo al curry lo abbiamo mangiato qui. Due antipasti, due piatti unici, dessert, acqua, vino e digestivo finale per 17 $ a testa. Di certo può essere considerato un po’ caro rispetto ai warung e alla media delle proposte qui in zona ma ne vale assolutamente la pena.
@Cousine Wat Danmak lo stellato di Siem Reap…forse voi sarete più fortunati di noi (il locale è chiuso per ferie da fine giugno a fine agosto…). Sarebbe stato un must, da provare assolutamente. Cucina stellata a 25 $
Per le #emozioni di viaggio vi rimando al mio articolo qui.
Non c’è nessuno, a mio avviso, che sia riuscito a raccontare meglio la Cambogia di Tiziano Terzani, che in un “Indovino mi disse”, “Fantasmi” e in “Un’idea di destino” riesce a raccontarci con la penna del giornalista e il cuore di un viaggiatore attento e sensibile la struggente malinconia di questa terra devastata e devastante.
“Commoventissima, straordinaria, suadente, esuberante, disperata e disperante”.
Questa era la Cambogia per Tiziano Terzani. Ma era anche un luogo stregato, in cui oscure presenze si aggiravano nella calda notte tropicale.
“Le notti non sono riposanti in Cambogia. Il buio brulica di fantasmi. (…) In Cambogia non dormivo mai bene. C’era qualcosa nell’aria che, la notte, con il silenzio, tornava a galla, mi alitava attorno, mi faceva stare in guardia e mi impediva di abbandonarmi alla profondità del riposo”.
Ci lasciamo dietro la Cambogia e suoi fantasmi e partiamo poi, alla volta di Bali…dove devo tornare, per riprendermi il mio cuore, lasciato lì 4 anni fai, nel verde delle sue risaie…
@2016, Viaggidiritorno. Tutti i diritti riservati
12 risposte
Beh vabbè fantastici questi diari della Cambogia, mi stai mettendo una voglia di partire che non ti dico!
Le foto sono strepitose, con quei riflessi e quei colori.
Mi sentirei troppa Tomb Rider…..ahahah
Complimenti Lu, sempre bravissima! 🙂
Grazie Lucrezia!!!!! Come sempre…troppo gentile ? sono contenta se vi faccio venire voglia di partire per la Cambogia!!!! (Piuttosto…mi sono persa qualche altro indizio o avete finalmente svelato la vostra prossima meta?????)
Sì, ti sei persa un indizio…che hanno indovinato. Così, visto che siamo cattivelli, l’abbiamo cancellato per le persone che ancora non avevano avuto modo di vedere, giusto per farle rimanere con la sorpresa fino a qualche giorno prima della partenza! 😀 ahahahaha un bacio!
????
Anche io adesso vorrei essere a bordo piscina a sorseggiare un cocktail ma sorvoliamo! XD
Le foto sono bellissime, ho un debole per i templi. Questi viaggi ti cambiano dentro <3
Già…verissimo…ti cambiano dentro! Proprio così…
Questo é uno dei post più completi e utili per visitare Angkor Wat e dintorni! Tanto tempo fa vidi un documentario sulla storia di Angkor e rimasi veramente affascinata ma, ai tempi, non pensavo che visitarlo fosse fattibile! Per fortuna poi sono cresciuta e mi sono informata. É uno di quei posti che ho in wish list da troppo tempo e questo tuo post ha riacceso una vecchia scintilla! Grazie!!!
Grazie Valentina! Ti posso confermare che organizzare un viaggio nella zona di Angkor e’ assolutamente fattibile: logistica semplice, tutto facilmente accessibile, prezzi abbordabilissimi è un popolo super ospitale pronto ad aiutarti in ogni situazione. Se hai bisogno di altre info o consigli fammi sapere…le wish list vanno spuntate ?
I tuoi racconti riescono sempre ad essere interessanti, pieni di informazioni utili, pratiche, e nello stesso tempo coinvolgenti. Non conoscevo i templi “minori” della Cambogia, di solito si parla sempre di Angkor Wat, e invece alcune foto di quelli meno famosi sono di una bellezza sconcertante. Bella che sei nella foto con l’ufficiale che ti restituisce il passaporto. Si vede che eri emozionata, ma soprattutto sollevata. Io sarei stata in preda all’ansia per giorni. Un bacio!
Alessia…nella foto con l’ufficiale ero “sfatta” (avevo appena pianto dalla tensione sollevata dal ritrovamento e stanca morta dall’epopea?)…i templi minori sono molto belli e meritano assolutamente anche perché sono meno battuti dalle orde di turisti e quindi sono quelli che ti godi di più…hai proprio modo di passeggiare nella giungla e di girarli come un piccolo esploratore e rimanere incantato in mezzo a tanta pace e bellezza!!! grazie come sempre per essere passata di qui ?
Hai comunque un’espressione dolcissima di sollievo che io trovo molto bella, molto umana ? Ciao cara, buona domenica.